Il murales queer di Marco Magiò all'Antico Corso.
Nel quartiere Antico Corso sopravvivono, agli angoli dei palazzi, le telecamere di sorveglianza piazzate da Massimiliano Salvo, boss di mafia attualmente detenuto al 41bis. Gli servivano per monitorare l’arrivo a casa sua di sodali, di poliziotti o di qualche nemico.
Accanto alla casa del boss mafioso sta la sede del Comitato Popolare Antico Corso, movimento di resistenza degli onesti che abitano il quartiere. Tre passi di distanza. Il comitato negli anni ha salvato dal degrado un antico bastione appartenente alla cinta muraria cinquecentesca della città, trasformandolo in parco e sito archeologico: il bastione degli Infetti. Nel quartiere il comitato fa cultura, arte, doposcuola per le bambine, si prende cura degli spazi e fa sentire meno soli le abitanti. Gente con la schiena dritta quella del comitato, gente che non si piega né di fronte a violenti mafiosi né a tronfi funzionari pubblici né a chiarissimi baroni universitari.
Ancora tre passi e c’è la sede dell’Arci. La webradio, le volontarie di servizio civile, quelli del corpo europeo di solidarietà, le riunioni dei movimenti per l’ambiente, le riunioni della carovana antimafia.
Si gira l’angolo e su via Antico Corso ci sono due botteghe, al numero 3 e al numero 5, ai piedi di un vecchio palazzo dell’Istituto autonomo case popolari, edificato negli anni 50. La bottega al numero 3, saranno in tutto 7 metri quadri, è stato un salone (si fa per dire) di bellezza abusivo per qualche anno. La bottega al numero 5, anche questa fino a qualche mese fa occupata abusivamente, un tempo fu locale delle vasche dell’acqua del palazzo e poi, rimosse le vasche, è diventata deposito per i bracieri del ristorante di fronte. Quest’ultima bottega custodisce un segreto straordinario. Una piccola botola conduce a una tomba ipogea romana del primo secolo Avanti Cristo. Il ristoratore, ritenuto vicino ai clan mafiosi della zona, aveva deciso di tappare l’ingresso della tomba e creare una soletta in cemento per facilitare l’ingresso dei bracieri. Il Comitato Popolare Antico Corso ha sventato lo sciacallaggio e un anno fa, col sostegno dell’Arci, si è ottenuta una concessione dall’Istituto Autonomo Case Popolari per valorizzare il patrimonio archeologico. Uno scavo archeologico è oggi in corso grazie a un protocollo d’intesa tra Arci, Comitato Popolare Antico Corso, Sovrintendenza ai beni culturali, Dipartimento di Archeologia dell’Università di Catania e CNR.
A un passo, al numero 3, il collettivo queer transfemminista Open, circolo Arci, ha stabilito la sua piccola sede. L’artista queer Marco Magiò, in viaggio tra Catania, Berlino e Los Angeles, ha donato una sua opera a Open. Un murales di gentili identità divergenti che farà da sfondo all’impegno sociale e civile per i diritti LGBTQIA+, all’impegno antimafia, alla battaglia per difendere il quartiere, alla valorizzazione del suo patrimonio umano, culturale e archeologico, alla lotta per un mondo più giusto, per tuttə.
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